Se per molti esplorare la Norvegia in barca a vela è un sogno, per due intrepidi armatori, Martine e Christian Le Cleach, è un viaggio che hanno realizzato tre volte. In 17 anni, il loro fedele 455 Grand Large Fleur de Sel li ha condotti dalla Martinica a Helsinki, da Spitsbergen alle isole greche del Dodecanneso. Li abbiamo incontrati durante un breve scalo in Bretagna, loro paese d’origine.
E come prima domanda chiedo loro cosa li attrae nell’Estremo Nord.
I paesaggi sono davvero mozzafiato, magnifici. Mi piace anche il fatto che sia un territorio ancora un po’ selvaggio. Alla fine, la navigazione è relativamente facile, senza difficoltà particolari, soprattutto ora con i localizzatori satellitari.
Mi chiedo a cosa sia dovuto, ma di fatto Christian ha perfettamente ragione. La bassa pressione sull’Islanda porta generalmente aria più calda sulla costa settentrionale della Norvegia in estate, e le giornate sono lunghe con venti leggeri e sole. Porticcioli riparati e pontili sono comuni nella regione, anche fino al magnifico Capo Nord.
Nel 2022, siamo arrivati davanti a Capo Nord a inizio stagione – ai primi di aprile. C’era neve ovunque, ma senza tempeste e un tempo splendido. Quando faceva brutto, nevicava anziché piovere.
Anche Spitsbergen, 500 miglia marine a nord-ovest del continente, non è stato un grosso problema dice Christian. «È una traversata di quattro giorni e c’è un posto dove fermarsi lungo la strada, chiamato Bjørnøya – l’Isola degli Orsi», mi racconta. «L’anno scorso ci siamo fermati lì per qualche ora in attesa di venti più favorevoli. Nel 2016, siamo scesi a terra su una spiaggia in fondo alla piccola insenatura».
Per effettuare una traversata di questo genere, si poteva pensare che fosse necessaria una quantità di attrezzature speciali per la barca e, invece, Christian sostiene che non è stato così. Quando, nel 2007, hanno scelto il loro 455 Grand Large, avevano già in mente la Norvegia e hanno scelto gli optional che gli avrebbero consentito di fare la traversata con tutte le comodità e in totale sicurezza.
La miglioria più importante che abbiamo apportato da allora – soprattutto in vista della crociera a Spitsbergen – è stata l’installazione di una stufa Refleks. Quando le temperature sono molto basse, emana un calore dolce. Si aggiunge alla stufa Eberspacher, che funziona a elettricità: va bene quando siamo in banchina, ma a Spitsbergen l’autonomia è totale.
Il tendalino per il pozzetto, come quello usato da chi naviga nel Baltico, è molto utile perché consente di governare la barca, rimanendo al riparo. Non appena spunta il sole si crea un effetto serra, tanto che a volte a Spitsbergen stavamo in maglietta nel pozzetto.
Tra gli altri optional merita citare il convertitore 220V, necessario per far funzionare la caffettiera e il forno a microonde, «comodità simili a quelle di casa». Per Christian il dissalatore non è poi così importante, dato che in Norvegia l’acqua dolce abbonda. Tanto più che, a causa delle basse temperature del mare, la resa del dissalatore è minore del solito. Tutto è alimentato da una rete di pannelli solari da 150 W e da una turbina eolica D400, che produce energia in abbondanza.
La barca a vela Dufour 455 di 14 metri ha sempre avuto un piano velico ampio per garantire una buona velocità, ed è questa una delle caratteristiche che più è piaciuta a Christian.
Quanto a velocità, è una barca molto veloce e a me piacciono le barche che filano via!» Tra le barche a vela che abbiamo visitato al momento dell’acquisto, il Dufour è quella con un comportamento più marino. Conoscevo già il 36, ma il 455 aveva più sovrastrutture, parapetti ovunque – era più adatto alle traversate.
Con il passare degli anni, tuttavia, ha aggiunto una vela per facilitare la manovrabilità della barca per la navigazione in solitaria.
Ho acquistato una trinchetta avvolgibile, onde evitare di avvolgere il genoa. È una comodità in navigazione in presenza di vento forte, perché la vela risulta ben regolata, la manovra è altrettanto rapida con meno beccheggio. Di bolina, a partire da un vento 4/5 scala di Beaufort, la si issa abbastanza velocemente.
Abbiamo anche uno spinnaker triradiale, che non usiamo molto – gli anni passano! Mi sono dotato di una calza snuffer manovrabile dal pozzetto, che consente di gestirlo dalla postazione di governo. È un vecchio trucco che ho imparato dal mondo delle regate. Sottovento, spesso aggancio semplicemente il genoa con il tangone e la barca scivola via.
Oggi i nostri amici sono crocieristi convinti, ma Christian ha un passato da regatante sulle derive, ha fatto la traversata dell’Atlantico in solitaria con il Dufour 36 nell’ambito della Transquadra – dalla Bretagna alla Martinica, passando per Madera. La sua vita da crocierista è iniziata dopo la vendita della sua azienda di software industriali, quando ha deciso di andare in pensione prima del tempo. La prima destinazione è stata la costa occidentale dell’Irlanda, dove trascorrere le vacanze estive all’insegna del vento, e due anni dopo è stata la volta della Norvegia.
La navigazione li ha condotti anche lungo le coste spagnole e portoghesi, oltre Gibilterra e fino alle isole greche.
È stato un viaggio splendido, spesso accompagnato da venti piuttosto tesi. In Grecia, c’è gente si, ma non poi così tanta. E poi noi non stiamo nei pressi delle spiagge, cerchiamo delle belle insenature con vestigia da visitare raggiungibili a piedi. Altra cosa carina sono i ristorantini sulla spiaggia, dove si mangia bene spendendo poco.
Il passaggio dello stretto di Corinto ha suscitato in loro grande meraviglia, ma i loro ricordi più belli sono legati alle isole del Dodecanneso, situate al largo di fronte alla costa occidentale della Turchia. «Le isole ricordano un po’ le Cicladi, ma i venti anziché forza 7-8 scala di Beaufort, erano forza 4-5 scala di Beaufort. Patmos, Symi – sono belle isole».
Dall’altro capo dell’Europa, Christian e Martine sono risparmiano elogi per le isole svedesi.
La zona tra il confine con la Norvegia e Göteborg e l’arcipelago di Stoccolma sono posti magnifici. Nel fine settimana, le isole si popolano perché arrivano tutti gli abitanti di Stoccolma che lì hanno le seconde case. Ovunque si aprono piccole baie e sono tanti i luoghi dove gettare l’ancora. Lì, ormeggiano gettando l’ancora a poppa e legano le barche agli scogli antistanti. L’ambiente è meno selvaggio rispetto alla Norvegia.
Si potrebbe pensare che la voglia di esplorare l’Europa navigando a vela si affievolisca dopo 17 anni, ma non sé così per Christian e Martine. Pur avendo una casa nel sud della Bretagna, trascorrono almeno cinque mesi l’anno a bordo del Fleur de Sel e il 2024 non farà eccezione. Quest’estate hanno in programma di navigare fino alle Isole Canarie, poi stare a terra per qualche mese prima di fare la traversata dell’Atlantico all’inizio del prossimo anno.
Di solito, faccio la traversata con mio figlio nei primi giorni di gennaio. Poi mia moglie ci raggiunge in Martinica. Ci fermeremo per una sola stagione. Scenderemo fino alle Grenadine, per poi risalire verso le Antille del Nord. Contiamo di fare riattraversare l’Atlantico nel mese di maggio o giugno 2025.
È un po’ complicato viaggiare con un cane che non è abituato a lunghi periodi in navigazione, dice Christian. C’è stato un momento, in passato, in cui gli sarebbe piaciuto fare una crociera nel Pacifico, ma ora non più. Invece, il suo fedele amico drizza le orecchie non appena si parla dei ghiacci del Nord. Non c’è ancora un progetto definitivo, ripete:
l’Islanda è difficile sotto il profilo meteorologico, ma la Groenlandia – non sarebbe male partendo da Spitsbergen. Dopo tutto sono solo 250 miglia nautiche!.